La chiesa di San Benedetto risale al IX-Xsec, il modellino presentato da S.Bernardo alla Vergine nell’affresco dell’abside dà un’idea abbastanza precisa della forma originale della chiesa.
La chiesa si trova a nord-est di Priverno, poco distante dalla cinta delle mura medievali, sulla quale è addossata la casa parrocchiale con il caratteristico comignolo settecentesco e il piccolo giardino adiacente.
Questa zona della città, insieme alla parte che si estende verso l’est, costituì probabilmente il primo nucleo abitato dai Privernates che, fuggendo la città della pianura, cercarono rifugio sulla collina. L’ipotesi è avvalorata dalla presenza nel luogo di alcune abitazioni modeste molto antiche, e dalla tradizione orale e scritta tramandataci dal Valle, l’antico storico di Priverno.
Di fronte alla chiesa si può ammirare una casa molto antica, con leoncini di marmo murati alle finestre, forse abitazione della più importante autorità dell’antico Comune e che, insieme alla chiesa di S. Benedetto e alla chiesa di S.Giorgio, ritenuta la più antica, cosituisce probabilmente il primo insediamento urbano della nuova città, che già nel XVII secolo si presenterà semidiroccata, secondo sempre le testimonianze del nostro storico.
Presso la chiesa, sullo sbocco della strada conducente al piccolo piazzale, vi era la porta Campanina, che il Valle chiama Campagnola, perché da questa uscivano i cittadini per andare alla campagna. Ormai della porta non è rimasto nulla, gli ultimi resti, dichiarati pericolanti, furono demoliti nel 1910 per lasciare spazio al piazzale.
L’edificio e le dipendenze parrocchiali furono degnamente restaurati nei primi anni ’70 a cura della Sovrintendenza ai Monumenti, che si occupò anche dell’importante patrimonio pittorico. Proprio in seguito a tali lavori di restauro è stato possibile rilevare nell’osservazione della struttura della chiesa tracce delle sue forme primitive: nella facciata principale, esposta all’incirca ad oriente, si può constatare come la navata centrale emergesse dalle due navatelle laterali, che in antico erano coperte a tetto.
Ancor più interessante è la facciata settentrionale, dove si nota al centro una porta murata, la cui soglia corrisponde al piano di calpestio della chiesa, mentre a sinistra, al di sotto dello stesso livello vi è una minuscola finestra, pure murata, che dava luce all’ambiente sotterraneo che in origine doveva avere una funzione cultuale.
Si notano due finestrelle murate che servivano ad illuminare la navatella destra quando era nelle forme originarie e, infine, quattro finestre e due contrafforti, il tutto posteriore, completano questa facciata.
A datare la chiesa prima dell’anno Mille sono i frammenti di scultura decorativa di arte barbarica , rilevati appunto durante il restauro, utilizzati come architrave.
A partire dalla seconda metà del XII secolo circa, l’edificio subì alcune trasformazioni importanti , come la copertura delle navatelle con volte a crociera. La modifica cambierà sensibilmente l’aspetto esterno del monumento in seguito alla sopraelevazione dei muri perimetrali, che disegnarono così una facciata con timpano unico, a soli due spioventi. Nuovi interventi furono operati nel XVII secolo, come la demolizione del pulpito medievale, la sopraelevazione del pavimento e lo spostamento dell’altare maggiore, che venne addossato alla piccola abside.
L’interno della chiesa ora è stato liberato da tutti gli altari patronali che si trovavano lungo le pareti perimetrali della chiesa. Anche l’altare maggiore è stato demolito e il pavimento è stato riportato , pur parzialmente, alle forme primitive.
Anche il campanile primitivo è scomparso, ricostruito alla fine del ‘700, dopo il crollo del precedente, provocato da un fulmine.
Una cura notevole è stata portata al restauro e al recupero degli affreschi, che sono stati coperti dall’intonaco almeno fino al 1870.
La prima decorazione pittorica risale al XIII secolo, sulla parete interna della facciata principale, con due episodi della vita di Cristo, e alcuni pilastri fra i quali quello della Madonna della Misericordia. Sicuramente anche l’abside fu affrescata in questo periodo, ma nulla si può dire di preciso. Nel Trecento si incominciò a coprire i primitivi affreschi con opere meno interessanti e il Quattrocento lasciò qualche affresco degno di attenzione, come l’Annunciazione del Coleberti.
Durante il XVI e il XVII secolo la chiesa ebbe le ultime opere pittoriche, fra le quali eccelle la decorazione della parete absidale, dovuta, forse, a Pomponio Palombo.
Oggi, quando si entra nella chiesa e si osservano le pareti, si rimane colpiti dalla abbondante iconografia mariana che pervade gli affreschi, e non solo di questa chiesa.